26 settembre 2012

La felicità? Uccidere un arabo


 

In un bel sabato mattina pieno di sole, uno magari penserebbe di portare la propria famiglia, i propri figli a fare un giro in bicicletta, una passeggiata in campagna, un bagno al mare.
 
In Israele, invece, capita che si porti la propria famiglia, i propri bambini, a visitare il museo dell'esercito, ad ammirare le impareggiabili macchine di morte dell'esercito israeliano, a provare ad armare una mitragliatrice, a sedere a bordo di un tank.
 
E così un padre orgoglioso ricorda ai propri figli quali armi gli ha mostrato, e una ragazzina tutta seria ti spiega come funziona una bomba a mano.
 
Ma la cosa che più sgomenta e preoccupa di questo video è la disponibilità ad uccidere, si vorrebbe dire la noncuranza nell'immaginare di uccidere, mostrate da questi adolescenti, senza alcuna remora o esitazione.
 
"Come ci si sente a immaginare di uccidere degli arabi? "Mi sono sentita felice" risponde una ragazza. E un altro ragazzino, alla domanda su cosa immagina mentre sta seduto sopra ad un carro armato, risponde tranquillamente: "Mi immagino un arabo morto, e questo mi rende felice". Lo stesso ragazzino che si vede mentre combatte in Libano, e alla contestazione che Israele adesso non combatte in Libano ribatte che i soldati israeliani torneranno laggiù, a combattere una nuova guerra.
 
Questo è il risultato di anni di indottrinamento e di incitamento all'odio cui la società israeliana sottopone le nuove generazioni, e che altrimenti si è mostrata in questi ultimi tempi con le aggressioni agli arabi da parte di giovani israeliani, a volte anche minorenni.
 
Perchè in Israele, in un sabato mattina di sole, non si portano i figli a fare una passeggiata in campagna o un bagno al mare, ma li si porta a conoscere e a sperimentare gli strumenti di morte dell'esercito israeliano, e a fantasticare su quanti nemici (arabi) si possono uccidere con un mortaio o con un Merkava. O magari li si porta a scrivere messaggi sulle granate di artiglieria che, di li a poco, porteranno il loro carico di morte a far strage di civili innocenti, in Libano come a Gaza.

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5 settembre 2012

Gentile messaggio dei coloni ebrei: Gesù è una scimmia!



Quanto ci rispettano e ci amano i nostri "fratelli maggiori" ebrei? Possiamo fidarci di loro quando sostengono di essere gli unici a poter garantire parità e sicurezza di accesso ai Luoghi Santi? E' ancora tollerabile che i  cristiani in Terra Santa siano lasciati soli a sopportare il peso di una occupazione brutale e illegittima, e a subire angherie e attacchi da parte della teppaglia ebraica estremista? 

La risposta, credo, arriva chiara e forte da questo ennesimo, sconcertante episodio. 


Un insulto in lingua ebraica è comparso sull'abbazia di Latrun, a due passi da Gerusalemme
di Giorgio Bernardelli - 4.9.2012

«Gesù è una scimmia». La scritta in ebraico è comparsa questa notte sul muro accanto all’ingresso dell’abbazia benedettina di Latrun, a due passi dalla grande autostrada che unisce Gerusalemme a Tel Aviv. Pochi dubbi su chi siano gli autori del gesto oltraggioso accompagnato dall’incendio della porta di legno: si tratta di gruppi dell’estrema destra religiosa ebraica, legata al movimento dei coloni. Sono stati loro a mettere la firma scrivendo sotto l’insulto la parola Migron, che corrisponde al nome di un insediamento in Cisgiordania illegale per la stessa legge israeliana che - dopo un tira e molla durato anni - è stato sgomberato domenica.

La polizia israeliana aveva già annunciato di aspettarsi nuovi incidenti di «price tag», la campagna dell’ala violenta dei coloni che fanno «pagare il prezzo» agli arabi per ogni stop ricevuto dal loro governo. È ormai lungo purtroppo l’elenco delle moschee che hanno subito attacchi incendiari nei villaggi palestinesi. Ma la novità di questi ultimi mesi è il fatto che i coloni prendono di mira specificamente anche obiettivi cristiani. Già in febbraio una scritta «Morte ai cristiani» era apparsa fuori dal monastero della Croce a Gerusalemme, mentre qualche settimana dopo era toccato a una chiesa battista. Il 20 agosto, poi, era stata la volta di un attacco violento che aveva visto un gruppo di giovani coloni devastare un complesso residenziale cristiano a Betfage.

Appena appresa la notizia del nuovo episodio a Latrun l’Assemblea degli ordinari cattolici della Terra Santa ha diffuso un duro comunicato di denuncia. Dopo aver ricordato che il monastero di Latrun è un posto visitato anche da molti ebrei e che i monaci benedettini sono impegnati nel dialogo ebraico-cristiano secondo l’insegnamento della Chiesa, i vescovi  cattolici lanciano alcune domande inquietanti su che cosa stia succedendo nella società israeliana. «Perché i cristiani sono presi di mira? - scrivono -. Perché la collera di queste persone contro lo smantellamento di insediamenti illegali in Cisgiordania si scatena contro i cristiani e i loro luoghi di culto? Che genere d’insegnamento del disprezzo verso i cristiani è comunicato nelle loro scuole e nelle loro case? E perché i colpevoli non vengono mai trovati e portati davanti alla giustizia? È giunto il tempo - concludono - che le autorità israeliane agiscano per porre fine a questa violenza insensata e assicurino un insegnamento del rispetto nelle scuole a tutti coloro che rivendicano questa terra».

Si veda anche:
Vandals desecrate Latrun Monastery (ynet evita per quanto può di usare la parola "coloni"...)

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2 settembre 2012

Israel is a war criminal


Una bellissima immagine di Pubblicità Progresso! Che ci racconta una evidentissima verità...

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