31 agosto 2004

Chi muore, muore!

Il quotidiano israeliano Ha'aretz oggi riporta alcuni stralci di uno "scontro" verbale tra il Primo Ministro israeliano Ariel Sharon ed il Procuratore Generale Menachem Mazuz, ai margini della discussione relativa all'adozione di un piano predisposto dalla Difesa volto a prevenire il lancio di missili Qassam dalla Striscia di Gaza.
"Se loro ci stanno bombardando, allora noi dovremmo bombardare loro!" pare sia sbottato ad un certo punto il buon Arik, e Mazuz di rimando "quello sarebbe un crimine di guerra, da parte sia dello Stato sia tuo personalmente", per poi aggiungere "non sto dicendo che non dovremmo rispondere, ma sparare deliberatamente sui civili è un crimine di guerra".
Torna allora la calma e Sharon dice: "nessuno sta dicendo questo".
Al Primo Ministro fa eco il Ministro dell'Educazione, Limor Livnat: "nessuno sta dicendo 'aprite il fuoco su Qalqilyah e chi muore, muore"!
Parole di buon senso, sembrerebbe.
Ma alle parole - almeno a quelle dei governanti di Israele - raramente seguono i fatti.
Abbiamo già detto della bambina di nove anni, Yara Abed, ferita ieri da un missile esploso dentro la sua casa, in un tentativo di assassinio (non tanto) "mirato" di Tsahal, volto ad uccidere Mohamed Halifa, un esponente delle Brigate al Aqsa, rimasto invece del tutto illeso...
Oggi, nelle prime ore della mattina, le truppe Israeliane hanno ucciso un ragazzino Palestinese 14enne a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, perchè si era avvicinato a meno di 50 metri da un bulldozer!
Ancora Rafah, ancora quei "killing fields" di cui parlava Gideon Levy in un articolo del novembre 2003, dicendo"in silenzio, lontano dagli occhi del pubblico, i soldati Israeliani continuano ad uccidere i Palestinesi. Difficilmente un giorno trascorre senza vittime, alcuni civili innocenti ...".
Dai dati forniti alla riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu dell'11 agosto, risulta che dall'inizio della seconda Intifada vi sono stati 3.553 morti e 34.770 feriti tra i Palestinesi e 949 morti e 6.102 feriti tra gli Israeliani, e questi numeri crescono continuamente.
Alla luce delle odierne prodezze di Tsahal, sarebbe il caso di ricordare ai soldati israeliani che non funziona così, non si spara e poi, chi muore, muore!

Condividi

30 agosto 2004

Israele riapre le danze.

Stamattina, intorno alle 11:00, un elicottero israeliano ha sparato un missile contro una casa nel campo profughi di Jenin, nel West Bank.
L'intenzione di Tsahal era quella di compiere l'ennesimo assassinio extra-giudiziario, questa volta quello di Mohamed Halifa, un esponente delle Brigate dei Martiri di al Aqsa.
Evidentemente la casa era quella sbagliata perchè Halifa è rimasto illeso, ma in compenso è stata ferita una bambina palestinese di nove anni, Yara Abed, dato che il missile è atterrato in una delle camere da letto della sua casa.
Ora, si chiede sempre ai Palestinesi di fermare gli attacchi terroristici contro gli Israeliani, perchè nessuna voce si leva - all'interno della comunità internazionale - per chiedere ad Israele di cessare, una buona volta, i suoi assassinii extra-giudiziari, che sono ILLEGALI al pari del coinvolgimento nelle operazioni militari di civili inermi ed incolpevoli?
Non solo e non tanto perchè anche questo è richiesto dalla road map, ma perchè non si capisce come si possa mai raggiungere un accordo di pace tra questi due popoli se sarà sempre consentito ad Israele di fare il bello ed il cattivo tempo, senza il pur minimo e blando richiamo al rispetto della legalità internazionale.

Condividi

23 agosto 2004


vichi Posted by Hello

Condividi

20 agosto 2004

L'uso della tortura in Israele.

La stampa israeliana ha in questi giorni diffuso un documento secondo cui lo Shin Bet continua ad usare la tortura nei suoi "interrogatori".
Questo documento costituisce la prima conferma ufficiale di numerose testimonianze di prigionieri palestinesi, che varie volte hanno denunciato l'utilizzo della tortura e di metodi violenti negli interrogatori condotti dai servizi di sicurezza israeliani.
Il documento proviene da un file dello Shin Bet che resoconta l'interrogatorio a cui è stato sottoposto Hussam Atef Badran, un militante di Hamas, ed è stato scritto da "Oz" (!) il capo del dipartimento interrogatori dello Shin Bet per il distretto di Samaria.
Il file descrive i metodi usati nell'interrogatorio di Badran, condotto soprattutto con la tecnica particolarmente dolorosa dello "hatayat gav", che consiste nel far sedere il detenuto, a volte per quasi mezz'ora, su uno sgabello, con le braccia che passano sotto lo sgabello da dietro e che vengono legate alle gambe anteriori dello stesso, mentre le gambe del detenuto vengono anch'esse legate alle gambe anteriori della sedia.
Questo documento sconvolgente, che mostra i metodi feroci e brutali dei servizi di sicurezza israeliani, è giunto in possesso per vie traverse del Comitato Pubblico contro la Tortura in Israele (PCATI) e poi passato alla stampa.
Lo PCATI ha chiesto al Procuratore Generale Menachem Mazuz di aprire un'inchiesta sui fatti, circa due settimane fa, ma ancora non ha avuto risposta: probabilmente Mazuz è ancora troppo impegnato ad insabbiare le accuse di corruzione contro Sharon!
Lo PCATI ha comunque diffuso una dichiarazione in cui si sostiene che le torture contro Badran non costituiscono un caso isolato, dato che molti altri prigionieri palestinesi hanno avanzato denunce circa l'abuso di metodi quali la privazione del sonno, l'ammanettamento in posizioni dolorose, lo hatayat gav ed altre tecniche pure esplicitamente vietate dall'Alta Corte israeliana.
In questi giorni è in atto lo sciopero della fame di oltre duemila prigionieri palestinesi per le troppo dure condizioni di carcerazione.
In un post precedente ho già parlato dello scandalo delle detenzioni amministrative in Israele: circa 750 palestinesi detenuti senza essere stati incriminati ufficialmente e senza essere stati sottoposti a processo (Abed al-Ahmar è stato detenuto in queste condizioni per ben 11 dei 37 anni della sua vita!).
Adesso arriva la conferma dell'uso della tortura da parte degli israeliani negli interrogatori dei prigionieri palestinesi.
Sarà forse Israele la testa di ponte della civiltà in medio oriente, ma bisogna capire di quale civiltà: per me, di una civiltà barbara e disumana!

Condividi

18 agosto 2004

Due righe nella sezione "esteri".

A Nablus va avanti con intermittenza, da settimane, un'operazione militare comandata dal colonnello Yossi Bechar della Brigata Paracadutisti.
Nella giornata di ieri, intorno a mezzogiorno, sono iniziati dei disordini nella zona della casbah, che è sotto coprifuoco, e alcuni ragazzini hanno cominciato a tirare pietre e pezzi di cemento contro i soldati, i quali hanno cercato di disperdere la folla sparando proiettili ... veri.
Risultato dell'ennesima impresa degli eroi di Tsahal, un bambino palestinese di dieci anni ucciso ed altri dieci feriti, di cui uno in condizioni critiche.
Il bello è che Khaled Alousta - questo era il nome del bambino - non partecipava nemmeno ai disordini, ma è stato colpito in pieno petto davanti alla porta di casa, nel quartiere di Yasmina.
E che rilievo merita sulla stampa la morte di un bambino, ucciso a dieci anni da un esercito di belve?
Solo due righe, due righe nella sezione "esteri"!

Condividi

17 agosto 2004

I fondi Ue non finanziano il terrorismo palestinese!

Tempo addietro il Governo israeliano aveva chiesto nuovamente alla Ue di indagare sull'utilizzo dei fondi destinati all'Anp, che secondo i servizi segreti, anziché essere utilizzati in favore della popolazione palestinese, venivano stornati per il finanziamento di attività terroristiche.
Grande clamore sulla stampa, reiterate accuse ad Arafat di non essere un partner per la pace ma, al contrario, di essere il manovratore occulto del terrorismo anti israeliano.
Piccola notiziola della settimana scorsa, non riportata ahimé da nessun giornale italiano: l'Ufficio Anti Frode dell'Unione Europea (OLAF), in una dichiarazione ufficiale, ha affermato di non aver trovato alcuna prova che gli aiuti europei all'Anp "siano stati usati per finanziare attività illegali, incluso il terrorismo"!
Le indagini dell'OLAF erano iniziate nel febbraio del 2003, e concernevano accuse (non provate, come ora si è visto...) secondo cui i fondi Ue venivano stornati in favore dei gruppi terroristici e, più in generale, supposte irregolarità nel meccanismo di allocazione dei fondi.
L'OLAF ha raccolto prove da varie fonti, tra cui il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, e alle indagini hanno partecipato anche l'amministrazione israeliana e l'Anp.
L'Unione Europea è il maggior donatore in favore dei Palestinesi, con aiuti che quest'anno ammonteranno a 250 milioni di euro; tali somme sono gestite da una amministrazione fiduciaria della Banca Mondiale, che richiede severe e chiare condizioni per la consegna degli aiuti.
Già una volta l'Unione Europea aveva sospeso gli aiuti in favore della popolazione palestinese, alla fine del 2002, dopo che gli israeliani avevano sostenuto che l'assistenza europea nel periodo fine 2000 - 2002 era stata destinata ad attività di terrorismo.
Ma, ancora una volta, un gruppo di lavoro del Parlamento Europeo aveva concluso, nel mese di aprile, che non vi era alcuna evidenza che legasse le donazioni dei contribuenti europei al terrorismo palestinese!
Sono anni, ormai, che Israele accusa Arafat di finanziare il terrorismo e di non essere un partner per la pace, e i serizi segreti sono sempre lì, di supporto, con rapporti, come dire, "addomesticati".
E' recente la polemica scoppiata in Israele che ha visto Amos Malka, direttore dell'Intelligence Militare (MI) israeliana al tempo dello scoppio della seconda Intifada, accusare Amos Gilad (capo della divisione ricerche della MI a quel tempo) di aver fornito al Governo israeliano alcuni rapporti erronei, sulla scorta dei quali Arafat veniva dipinto come un nemico della pace, il cui unico scopo era la distruzione di Israele.
Ma qui è un'altra storia, Israele tenta nuovamente di bloccare gli aiuti Ue alla popolazione palestinese, e questa è davvero una vergogna ed una infamia!
Due milioni di Palestinesi, infatti, vivono con meno di due dollari al giorno, e il 42% delle famiglie SOPRAVVIVE solo grazie agli aiuti umanitari.
In queste condizioni, il blocco dei finanzamenti Ue potrebbe avere esiti disastrosi per la popolazione civile palestinese, ed ipotizzare e cercare di ottenere l'adozione di una simile misura è semplicemente degno di un Paese barbaro e senza alcuna pietà!

Condividi

Vendesi villette con vista sui Territori Occupati!

Il Ministro per l'Edilizia ha pubblicato oggi le gare di appalto per circa 1.000 nuove unità abitative negli insediamenti israeliani in Cisgiordania.
Le gare, in particolare, riguardano 604 case a Betar Ilit, 214 ad Ariel, 141 a Ma'aleh Adumim e 42 a Karnei Shomron.
Il piano, in verità, era noto già da tempo, ma era stato rimandato da Sharon dopo che gli Usa avevano chiesto chiarimenti in merito.
Le gare odierne, in conseguenza di ciò, sono state alquanto ridimensionate rispetto ai piani originari, e non ricomprendono 156 case a Kiryat Arba e 132 a Geva Binyamin, la cui costruzione verrà riesaminata successivamente.
Questo passo del governo israeliano ha notevolmente irritato il partito laburista, il cui portavoce ha dichiarato che il ritiro delle gare è una precondizione affinché proseguano i negoziati per un governo di unità nazionale con il Likud.
Il destino di un governo legato ad alcune villette con vista sui Territori Occupati!
Giova ricordare che la road map prevederebbe, tra l'altro, il congelamento di ogni attività di colonizzazione da parte di Israele, anche laddove si tratti dell'espansione naturale degli insediamenti.
Ma si sa, di trattati, accordi, "mappe stradali" (ma anche di risoluzioni Onu...), Israele prende per buone solo le disposizioni che vanno in suo favore, "dimenticandosi" degli obblighi e degli impegni a proprio carico!
A meno che gli Israeliani non stiano costruendo in vista del futuro sgombero del West Bank, in modo da lasciare ai Palestinesi comode case (magari arredate) come risarcimento per tutti i danni che gli hanno provocato...

Condividi

16 agosto 2004

La vergogna delle "detenzioni amministrative" in Israele.

Abed al-Ahmar, un palestinese residente nel campo profughi di Deheisheh, vicino Betlemme, è stato rilasciato di recente dopo aver trascorso complessivamente 11 dei 37 anni della sua vita in carcere in regime di "detenzione amministrativa", senza cioè essere stato incriminato ufficialmente e senza aver subito alcun processo!
L'ultimo periodo ininterrotto di detenzione di Ahmar è iniziato nel novembre del 2002 ed è durato ben 20 mesi.
In questi 20 mesi, Ahmar ha potuto ricevere la visita della moglie e tenere in braccio il proprio figlio (nato pochi mesi dopo il suo arresto) soltanto una volta.
In questi 20 mesi, Ahmar ha potuto incontrare la propria madre soltanto una volta, perchè per ricevere una tale visita in carcere i palestinesi spesso devono provare che la propria madre ed il proprio padre sono per davvero la propria madre ed il proprio padre!
In questi 20 mesi Ahmar ha subito soltanto due interrogatori. Nel primo "Yunes" - il responsabile dello Shin Bet per Deheisheh e Doha - lo accusò di effettuare reclutamenti per conto di Hamas (dopo che per anni Ahmar era stato accusato di far parte del Fronte Popolare...). Durante il secondo, "Nimrod" (altro funzionario dei servizi) gli suggerì di confessare "qualcosa", anche "qualcosa di lieve"; gli disse: "sai che possiamo creare informazioni su di te, abbiamo collaboratori che diranno qualsiasi cosa"!
In questi 20 mesi ( e per 11 anni complessivamente!) Ahmar è stato ingiustamente detenuto senza essere ufficialmente accusato di alcunché, senza essere processato, senza alcuna prova!Dopo 20 mesi, Ahmar finalmente è uscito dal carcere, ha potuto riabbracciare la propria moglie ed il figlio, ed è stato festeggiato da amici e parenti.
Ma la barbarie disumana della carcerazione amministrativa continua ad esistere in Israele.
Abd al-Latif Gheith è un 63enne palestinese presidente di Addameer, un'organizzazione per la tutela dei diritti civili ed il supporto ai prigionieri con sede in Ramallah.
Il 29 luglio Gheith è stato arrestato dopo una discussione avuta ad un check-point sull'attività di Addameer e sul suo staff, ed è stato tradotto in un carcere militare - per un periodo di 6 mesi - sotto la generica accusa di "mettere in pericolo la sicurezza"!
Secondo Sarah Leah Whitson, direttore esecutivo di Human Rights Watch per il Medio Oriente, "Abd al-Latif Gheith non può essere vessato e punito semplicemente perchè promuove attivamente i diritti umani basilari"; "egli dovrebbe essere liberato immediatamente a meno che il governo non riesca a dimostrare che ha violato qualche legge".
Attualmente, in Israele sono ben 750 i Palestinesi incarcerati senza alcuna accusa in regime di "detenzione amministrativa".
Per alcuni, Israele rappresenta una "testa di ponte" della civiltà nel medio oriente barbaro e oscurantista.
Beh, quanto a civiltà giuridica e, più in generale, quanto a tutela dei diritti umani più basilari, in Israele siamo proprio all'anno zero!

Condividi

13 agosto 2004

Esportazioni truffaldine!

Domenica scorsa la stampa svizzera ha riportato la notizia secondo cui le autorità hanno applicato una tassazione provvisoria a merci esportate da Israele e sospettate di provenire dalle colonie ebraiche del West Bank e della Striscia di Gaza.
Come ha confermato il Governo svizzero, tale tassazione provvisoria verrà applicata nei casi sospetti - almeno una trentina - "fino a quando l'origine dei prodotti non verrà stabilita con certezza".
Secondo un accordo concluso con la European Free Trade Association (EFTA) - che comprende Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein - le merci esportate da Israele sono in regime di esenzione doganale, con esclusione però di quelle provenienti dai Territori Occupati.
Negli ultimi due anni, il Segretariato di Stato Svizzero per l'Economia (SECO) ha esaminato i certificati di origine di oltre 650 prodotti israeliani, ma spesso non è stato in grado di distinguere tra le merci provenienti da Israele e quelle originarie degli insediamenti colonici.
Secondo la portavoce del SECO, Rita Baldegger, ciò è dovuto al fatto che "le autorità commerciali israeliane impiegano molto tempo a rispondere, e le loro attestazioni sono spesso lacunose ed imprecise".
Anche l'Unione Europea - che pure ha simili accordi tariffari con Israele - conosce bene il fenomeno e l'attitudine, come dire, un po' "truffaldina" degli esportatori israeliani.
Fin dal 2001, la Commissione europea ha emanato disposizioni in base alle quali le merci israeliane devono essere esaminate con particolare attenzione, per controllare che non provengano dagli insediamenti.
In base agli accordi Ue-Israele, infatti, solo i prodotti provenienti dai confini internazionalmente riconosciuti di Israele possono beneficiare delle agevolazioni tariffarie, e non anche quelli provenienti dalle colonie costruite nei territori palestinesi occupati.
Ma si sa, quando si parla di "confini internazionalmente riconosciuti", Israele non sente mai bene da quell'orecchio!

Condividi

12 agosto 2004

Informazione incompleta o faziosa?

Martedì sera, a Nablus, i paracadutisti israeliani hanno ucciso un 18enne palestinese, Salim Kosa, e hanno ferito altri dieci giovani durante alcuni scontri con gruppi di manifestanti che avevano iniziato a tirare pietre ai soldati.
Qualche ora dopo, giungeva la notizia della morte di un 12enne palestinese, ferito da Tsahal sabato scorso durante una incursione nel campo profughi di Khan Yunis, nel sud della striscia di Gaza.
Nelle prime ore di ieri, sempre a Khan Yunis, un elicottero israeliano lanciava un missile durante una nuova incursione "contro le infrastrutture del terrorismo", riuscendo tuttavia "soltanto" a ferire 12 civili!
Nel pomeriggio, infine, un attentato delle Brigate al-Aqsa ad un checkpoint a sud di Qalandiyah provocava la morte di due palestinesi ed il ferimento di altre 18 persone, tra cui sei poliziotti di frontiera israeliani (due di essi in gravi condizioni).
Di tutti questi tragici accadimenti, i tg nazionali di prima serata (ed oggi, gran parte della stampa...) davano notizia soltanto dell'attentato al checkpoint israeliano, "dimenticandosi" di tutto il resto, e bisognava aspettare la notte (e possedere una parabola...) per vedere rainews24 ed ottenere un resoconto più completo e veritiero della giornata.
Ma che razza di informazione è questa, scadente, incompleta, faziosa, o forse in qualche misura "orientata", e da chi e in quale maniera?
Possibile che ci sia gente che ancora parla di informazione "filoaraba" di fronte a circostanze come queste?
Perchè ci si riempie sempre la bocca con la parola "attentato" tralasciando il contesto, lo stillicidio di morti palestinesi che "non fanno notizia", le incursioni di Tsahal, le demolizioni delle case, le devastazioni dei campi?
Già stamattina, secondo Ha'aretz, come pronta misura di ritorsione dopo l'attentato di ieri le truppe israeliane sono entrate nel campo profughi di Rafah e hanno distrutto sei case.
Un bulldozer ha buttato giù il muro di una casa mentre ancora la famiglia che la abitava era dentro, ma per fortuna non vi sono state vittime...
Scommettiamo che nessun tg e nessun giornale italiano riporterà questa "notiziola", che del resto è solo un minuscolo dettaglio del dramma che vive l'intero popolo palestinese?

Condividi

10 agosto 2004

I numeri della tragedia palestinese.

Scorrendo i vari siti di propaganda sionista che, ahimé, infestano il web, potrebbe sembrare a volte che vi sia in atto il massacro della popolazione israeliana ad opera dei biechi palestinesi, e che l'eroico esercito di Tsahal stia cercando in tutti i modi di difendersi come può con le poche armi a sua disposizione!
Naturalmente così non è, e per dimostrarlo basta (o meglio, dovrebbe bastare...) dare una scorsa alle statistiche sui morti della seconda Intifada elaborati da B'tselem, organizzazione pacifista israeliana che certo non può essere accusata di faziosità o antisemitismo.
Dall'inizio della seconda Intifada al 12 luglio di quest'anno, risultano essere stati uccisi ben 2.765 palestinesi, di cui 537 minori di 18 anni; 149 risultano essere i palestinesi vittime di esecuzioni extragiudiziarie.
Dal conteggio sono esclusi, naturalmente, i kamikaze morti nell'esecuzione di attentati suicidi, ma anche i palestinesi morti perchè l'esercito israeliano aveva impedito loro l'accesso ai soccorsi sanitari...
Nello stesso periodo, i morti civili israeliani ammontano a 615, di cui 109 minori di 18 anni, mentre i soldati dell'esercito di occupazione uccisi risultano essere 284.
Per quanto riguarda i feriti, il rapporto del Coordinatore speciale Onu per il medio oriente Terje Roed-Larsen li calcola in 34.300 palestinesi e 6.000 israeliani.
Questi sono i numeri, e non so se in base ad essi sia veritiero o no parlare di genocidio del popolo palestinese. Quello che è certo è che la cruda verità dei numeri segnala come sia in atto un massacro della popolazione civile palestinese assolutamente ingiustificato e sproporzionato rispetto a quelle che vengono definite dal Governo israeliano come delle semplici operazioni di "legittima difesa" da parte dell'esercito di Israele!

Condividi