8 gennaio 2009

Croce Rossa: Israele viola il diritto internazionale.


Una vera e propria leggenda racconta che Tsahal, l’esercito israeliano, sia in assoluto l’esercito più “morale” che esista al mondo, come hanno sempre sostenuto i leader israeliani, ancora in tempi recenti e a fronte degli efferati crimini commessi nel corso dell’operazione “Piombo Fuso”.

Che si tratti di una delle tante, colossali menzogne spacciate da Israele è facilmente riscontrabile dai report, dalle immagini e dai racconti dei sopravvissuti, che descrivono l’operazione israeliana come un unico, inaudito crimine contro l’umanità, condotto in violazione dei principi basilari del diritto umanitario posti a salvaguardia dei civili in zone di guerra.

Contrariamente a quanto affermato in questi giorni, infatti, le vittime civili non sono affatto un quarto del totale dei Palestinesi uccisi: alla data di ieri, i morti erano già 702 e, tra essi, almeno 220 erano bambini. Oltre il 30% dei Palestinesi uccisi durante i raid israeliani, dunque, erano bambini, e se ad essi aggiungiamo le donne e gli uomini inermi trucidati da Tsahal nel corso degli attacchi aerei e dei bombardamenti di terra e navali, alla fine, quando cesseranno le ostilità e si potrà procedere alla definitiva, tragica conta dei morti, è presumibile che la percentuale di civili palestinesi uccisi dai valorosi soldati di Tsahal si situerà intorno al 50/60% del totale, come è accaduto per l’operazione “Inverno Caldo” e, via via indietro nel tempo, in tutte le operazioni di “autodifesa” dei nazisti israeliani.

Ma i crimini di Israele non si limitano alle uccisioni illegali.

L’ultima accusa arriva in ordine di tempo dalla Croce Rossa Internazionale (ICRC) che, come riportato dalla Reuters (e ripreso da vari media tra cui Haaretz), ha accusato oggi Israele di ritardare l’ingresso delle ambulanze nella Striscia di Gaza e ha chiesto che venga garantita l’incolumità dei mezzi della Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) al fine di poter permettere l’evacuazione dei molti feriti rimasti ancora senza soccorso.

Soltanto nel pomeriggio di ieri, infatti, a quattro ambulanze della PRCS e della ICRC è stato concesso di raggiungere per la prima volta diversi edifici nel quartiere Zeitoun di Gaza City, che erano stati fatti oggetto a pesanti bombardamenti da parte dell’esercito israeliano: degno di nota il fatto che la richiesta di accesso da parte della Croce Rossa era stata avanzata alle autorità israeliane addirittura il 3 gennaio.

Proprio il quartiere di Zeitoun, come abbiamo visto, era stato teatro di uno degli innumerevoli e orrendi massacri compiuti dalle truppe israeliane, l’uccisione di 30 componenti della famiglia Samouni ad opera di un missile della Iaf che, nella giornata di lunedì, aveva distrutto l’edificio in cui si trovavano, intrappolando tra le macerie, accanto ai cadaveri, altri 20 membri della famiglia.

Come è ovvio, i soccorritori si sono trovati di fronte a scene davvero terribili.

In uno degli edifici, quattro bambini piccoli stavano letteralmente morendo di fame seduti accanto al corpo della loro madre uccisa, troppo deboli per alzarsi in piedi da soli. Un altro Palestinese è stato rinvenuto ancora vivo, anch’egli estremamente provato, e in totale i soccorritori hanno rinvenuto 12 corpi senza vita che giacevano su materassi.

In un altro edificio, il team della Croce Rossa ha potuto soccorrere altri 15 sopravvissuti, tra i quali molti feriti; in un’altra casa ancora sono stati rinvenuti i cadaveri di altre tre persone. I soldati israeliani, appostati a circa 80 metri da quest’ultimo edificio, hanno intimato ai soccorritori di allontanarsi dall’area, ma essi coraggiosamente hanno rifiutato.

“E’ un incidente scioccante” ha dichiarato Pierre Wettach, il capo delegazione della Croce Rossa per Israele e i Territori palestinesi occupati. “L’esercito israeliano doveva essere a conoscenza della situazione ma non ha prestato assistenza ai feriti, né ha permesso a noi o alla Mezzaluna Rossa di assisterli”.

Grandi muri di terra, eretti dall’esercito israeliano, hanno impedito di far giungere le ambulanze all’interno del quartiere. Per questo motivo, i bambini e l’uomo ferito hanno dovuto essere trasportati fino alle ambulanze per mezzo di un carretto. In totale, il team congiunto ICRC/PRCS ha evacuato 18 feriti e altre 12 persone estremamente provate, oltre a due corpi senza vita. I cadaveri rimanenti sarebbero stati recuperati il giorno successivo.

La Croce Rossa è stata informata che vi sarebbero altri feriti all’interno di alcune case distrutte del quartiere, e ha chiesto che venga immediatamente garantito ai propri mezzi e a quelli della Mezzaluna Rossa un accesso sicuro alla zona al fine di poter cercare e soccorrere eventuali altri superstiti.

Ad ora, tuttavia, le autorità israeliane non hanno dato alcuna risposta.

La Croce Rossa ha denunciato con forza il comportamento dell’esercito israeliano, ritenendo che abbia mancato ai suoi obblighi derivanti dal diritto umanitario internazionale di prendersi cura e di evacuare i feriti. L’ICRC, inoltre, giudica del tutto inaccettabili i ritardi delle autorità israeliane nel consentire ai mezzi di soccorso di accedere alle aree di conflitto.

In precedenza, più volte, l’Onu e la Croce Rossa hanno denunciato l’esistenza di una grave crisi umanitaria a Gaza, negata dagli Israeliani.

Ancora oggi, sulle pagine di Repubblica, il Presidente israeliano Peres ha dichiarato: “mandiamo tutte le medicine e il cibo di cui hanno bisogno … Noi non vogliamo una crisi umanitaria”.

Peccato che questo mentitore assassino venga quotidianamente smentito dai resoconti delle varie organizzazioni che operano sul terreno per tentare di dare un minimo ristoro ad una popolazione massacrata ed esausta.

In queste ore, peraltro, a seguito dell’attacco ad un mezzo dell’Onu che, durante la tregua, stava andando a caricare aiuti umanitari ad un valico di frontiera – attacco che ha causato la morte del conducente – l’organizzazione ha deciso di sospendere ogni operazione di aiuto finché non verrà garantita da Israele la piena sicurezza dei membri del proprio staff.

Il portavoce Chris Gunness ha dichiarato: “Noi ci coordiniamo con loro (l’esercito israeliano) e tuttavia il nostro staff continua a essere colpito e ucciso”: l’automezzo centrato da un tank israeliano era chiaramente contrassegnato dalle insegne dell’Onu e ne portava la bandiera.

Ma i criminali nazisti – come è noto – non hanno mai avuto timore né esitazione a sparare sui mezzi umanitari o di soccorso.

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