Ancora una volta Israele implicato nel traffico di organi.
Lo scorso 6 agosto l’Ansa ha reso nota una notizia “stranamente” non riportata dai principali media italiani.
E la notizia in questione è che Israele coordinava un’organizzazione dedita al traffico di organi, destinati ad essere trapiantati a pazienti facoltosi che li avevano "prenotati" in anticipo.
L’organizzazione è stata smantellata dalle autorità di polizia ucraine, che hanno arrestato dodici persone, tra cui un cittadino israeliano. Il reperimento degli organi si concentrava in Ucraina, dove venivano depredati a pazienti moribondi o - nel caso dei reni - acquistati da persone bisognose (soprattutto donne) al prezzo medio di 10.000 dollari l'uno.
Il successivo smistamento veniva coordinato in Israele e i trapianti 'su commissione' - secondo quanto dichiarato dal capo del Dipartimento sul traffico di organi del Ministero dell’interno Yuriy Kucher – arrivavano a costare fino a 200.000 dollari per ogni singolo intervento e venivano eseguiti in strutture compiacenti sparse tra Kiev, l’Azerbaigian e l’Ecuador.
Con questo sistema, i promotori avevano già lucrato oltre 40 milioni in alcuni mesi, stando alle stime della polizia ucraina.
L'episodio non è il primo a vedere coinvolte organizzazioni e specialisti israeliani in reti internazionali di traffico di organi, denunciano i media. Un caso simile fu stroncato mesi fa in Romania, mentre risale ad aprile - secondo quanto ricorda l'edizione online di Yediot Ahronot - la clamorosa incriminazione da parte della Procura di Stato israeliana del generale della riserva Meir Zamir, originario di Rishon Letzion (non lontano da Tel Aviv): accusato con altre quattro persone di aver creato un business illegale di espianto, esportazione clandestina e impianto di organi per milioni di shekel.
Sarebbe dunque il caso di telefonare a qualche parlamentare italiano e fargli (meglio, farle) sapere che, forse, quella di Aftonbladet non era dopo tutto una calunnia antisemita.
E la notizia in questione è che Israele coordinava un’organizzazione dedita al traffico di organi, destinati ad essere trapiantati a pazienti facoltosi che li avevano "prenotati" in anticipo.
L’organizzazione è stata smantellata dalle autorità di polizia ucraine, che hanno arrestato dodici persone, tra cui un cittadino israeliano. Il reperimento degli organi si concentrava in Ucraina, dove venivano depredati a pazienti moribondi o - nel caso dei reni - acquistati da persone bisognose (soprattutto donne) al prezzo medio di 10.000 dollari l'uno.
Il successivo smistamento veniva coordinato in Israele e i trapianti 'su commissione' - secondo quanto dichiarato dal capo del Dipartimento sul traffico di organi del Ministero dell’interno Yuriy Kucher – arrivavano a costare fino a 200.000 dollari per ogni singolo intervento e venivano eseguiti in strutture compiacenti sparse tra Kiev, l’Azerbaigian e l’Ecuador.
Con questo sistema, i promotori avevano già lucrato oltre 40 milioni in alcuni mesi, stando alle stime della polizia ucraina.
L'episodio non è il primo a vedere coinvolte organizzazioni e specialisti israeliani in reti internazionali di traffico di organi, denunciano i media. Un caso simile fu stroncato mesi fa in Romania, mentre risale ad aprile - secondo quanto ricorda l'edizione online di Yediot Ahronot - la clamorosa incriminazione da parte della Procura di Stato israeliana del generale della riserva Meir Zamir, originario di Rishon Letzion (non lontano da Tel Aviv): accusato con altre quattro persone di aver creato un business illegale di espianto, esportazione clandestina e impianto di organi per milioni di shekel.
Sarebbe dunque il caso di telefonare a qualche parlamentare italiano e fargli (meglio, farle) sapere che, forse, quella di Aftonbladet non era dopo tutto una calunnia antisemita.
Etichette: aftonbladet, Israele, traffico di organi, Ucraina