14 marzo 2013

Le truppe israeliane uccidono un civile e feriscono altri 5 palestinesi nel campo profughi di al-Fawar: si tratta della sesta vittima del 2013 in Cisgiordania


Ancora una volta, un giovane palestinese – questa volta di soli 22 anni – muore a causa dell’uso eccessivo della forza e del totale dispregio di ogni norma di diritto internazionale posta a tutela della popolazione civile da parte delle truppe israeliane.

Il copione, con qualche variante, è sempre lo stesso: i soldati israeliani entrano in un campo profughi, in una cittadina, in un villaggio, a volte per operare un arresto, altre volte solo per far vedere che esistono e che comandano loro, qualche volta addirittura per “allenare” i soldati ad operazioni sotto copertura.

Capita che succeda un imprevisto, che si lancino pietre, che scoppino tumulti, che un uomo esca a controllare che intorno alla sua casa non gironzoli un ladro o un malintenzionato. Ed allora le ss israeliane non esitano un istante a sparare per uccidere, ma solo per “autodifesa” sia chiaro…

Mahmoud al-Titi è morto perché gli hanno sparato alla testa un proiettile esplosivo; si tratta della sesta vittima innocente in Cisgiordania dall’inizio dell’anno. E le canaglie che lo hanno assassinato, ancora una volta, la faranno franca, alimentando quel clima di impunità e rafforzando la convinzione, ben viva nei soldati di tsahal, di godere di una vera e propria licenza di uccidere.

La sera di martedì, 12 marzo 2013, in un incidente implicante l’uso eccessivo della forza, le truppe israeliane hanno ucciso un civile palestinese e ne hanno feriti altri cinque, inclusi tre ragazzi, nel campo profughi di al-Fawar, a sud di Hebron. Uno dei minori feriti nell’incidente era fratello della vittima. 

Secondo le indagini condotte dal Palestinian Centre for Human Rights (PCHR), intorno alle 22:20 di martedì, 12 marzo 2013, una jeep dell’esercito israeliano è entrata nel campo profughi di al-Fawar dall’ingresso a ovest. Mentre la jeep si avvicinava al centro del campo ha avuto un guasto. Decine di bambini e di giovani del campo si sono allora radunati intorno alla jeep e hanno iniziato a tirare pietre contro di essa. In risposta, i soldati israeliani sono usciti immediatamente dalla jeep ed hanno aperto il fuoco sulla folla. Come risultato, il 22enne Mahmoud ‘Aadel Fares al-Titi è rimasto gravemente ferito da un proiettile alla mascella. Un’ambulanza della Mezzaluna Rossa palestinese ha cercato subito di evacuarlo, ma è stata bloccata per 15 minuti dai soldati israeliani posizionati ad un checkpoint all’entrata del campo. L’ambulanza ha poi trasportato al-Titi all’ospedale Abu al-Hassan al-Qassem nel villaggio di Yatta, a sud di Hebron, ma il giovane è stato dichiarato morto prima dell’arrivo in ospedale. Secondo fonti mediche, il proiettile era apparentemente di tipo esplosivo, ed è esploso nella testa della vittima, causando una grave emorragia. Nell’incidente, inoltre, sono rimasti feriti cinque civili, tra i quali tre minori: Le loro generalità sono le seguenti:

1) Mahmoud Khalil al-Shalfan, 19 anni, ferito da un proiettile all’addome;
2) Fares Mahmoud al-Najjar, 16 anni, ferito da un proiettile alla mano destra;
3) Rami Mohammed al-Krunz, 35 anni, ferito da un proiettile al piede sinistro;
4) Suhaib Tariq al-Hlaiqawi, 16 anni, ferito da un proiettile alla coscia sinistra;
5) Fares ‘Aadel al-Titi, 13 anni, ferito da un proiettile alla mano destra.

Il PCHR è seriamente preoccupato per gli incidenti di questo tipo, che riflettono il continuato uso eccessivo della forza da parte delle truppe israeliane contro i civili palestinesi in spregio delle loro vite.

Il PCHR si appella alla comunità internazionale affinché adotti immediate ed efficaci misure per porre fine a tali incidenti e ribadisce la sua richiesta alle Alte Parti Contraenti della Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 di adempiere ai loro obblighi ai sensi dall’articolo 1, vale a dire di rispettare e far rispettare la Convenzione in ogni circostanza, e all’obbligo di cui all’articolo 146 di perseguire i soggetti che si presume commettano le gravi violazioni elencate ai sensi della Convenzione. Tali gravi violazioni costituiscono crimini di guerra ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto di Roma del Tribunale Penale Internazionale.

Etichette: , , ,

Condividi