28 dicembre 2008

Massacro.


Duecentotrenta morti e oltre settecentottanta feriti, questo il bilancio provvisorio del sabato di sangue appena trascorso che ha visto gli assassini israeliani scatenarsi in una serie di attacchi aerei condotti da almeno sessanta velivoli della Iaf.

Colpiti, tra i tanti obiettivi, anche una moschea e i locali della tv al-Aqsa, oltre a numerose stazioni di polizia per lo più situate in edifici di civile abitazione.

Si afferma che la gran parte delle vittime siano "militanti" di Hamas (e, dunque, meritavano di essere fatti a pezzi?), ma in realtà i raid aerei israeliani hanno colpito duramente aree densamente popolate e all'ora in cui gli studenti uscivano da scuola, e dunque è da temere che, alla fine, il bilancio delle vittime inermi ed innocenti sarà molto più alto.

"Ho visto una famiglia di nove persone sterminata" ha raccontato ad Ha'aretz il giornalista freelance e fotografo del giornale Sameh Habib.

I leader israeliani affermano di aver agito per difendere i propri cittadini dai lanci dei temibili razzi qassam e di colpi di mortaio provenienti dalla Striscia di Gaza.

Mentono, naturalmente.

Quella che sarebbe diventata l'operazione "Piombo Fuso", in realtà, era un piano che l'esercito israeliano - su precisa istruzione del Ministro della Difesa Barak - aveva iniziato a pianificare oltre sei mesi addietro, anche se nel frattempo Israele stava iniziando a negoziare un cessate il fuoco con Hamas.

Serviva tempo, del resto, per consentire all'intelligence di scovare e mappare i vari obiettivi, le infrastrutture di Hamas, le abitazioni dei capi dell'organizzazione.

L'intera operazione è stata ben coperta da una coltre di disinformazione, che non si è fatta scrupolo di utilizzare persino il finto gesto distensivo della riapertura dei valichi con la Striscia di Gaza, per consentire l'ingresso di alcuni rifornimenti umanitari.

Alla fine, dunque, Israele, non essendo riuscito a indebolire Hamas usando l'arma criminale dell'assedio a un milione e mezzo di Palestinesi della Striscia di Gaza, ridotti letteralmente alla fame, ha deciso di utilizzare lo strumento che meglio conosce, quello del massacro indiscriminato.

Certo che nessuna delle nazioni che contano, né gli Usa, né la Russia, né i Paesi Ue, faranno nulla per fermarlo, al di là dei retorici e stantii appelli al cessate il fuoco.

Ma questa ennesima escalation di violenza e questo bagno di sangue non serviranno ad Israele ad ottenere maggior sicurezza, ma soltanto ad allontanare sempre di più le già flebili speranze di pace tra Israeliani e Palestinesi e ad alimentare - come se ce ne fosse bisogno - l'ostilità e il rancore che gran parte del mondo arabo nutre nei confronti di Israele.

E gli si può dar torto?

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