Domenica 18 novembre, nel primo pomeriggio, Israele ha dato
l’ennesima dimostrazione di come stia prendendo deliberatamente di mira i
civili nel corso dei suoi raid aerei su Gaza, in un orribile crimine di guerra
che è costato la vita a 9 membri della
famiglia al-Dalu. Un altro membro della famiglia è tutt’ora disperso, mentre
due dei vicini, tra cui un’anziana donna, sono stati parimenti uccisi dall’esplosione
provocata da un missile israeliano. Nove sono i feriti, tra cui due bambini
e tre donne.
Secondo quanto riferisce il Palestinian Centre for Human
Rights, intorno alle 14:30 di domenica scorsa, un F-16 israeliano ha lanciato
un missile contro un edificio di 4 piani appartenente al 52enne Jamal Mahmoud
Yassin al-Dalu. In quell’edificio, dove fino ad allora avevano vissuto 3
famiglie formate complessivamente da 11 persone, si trovava di fronte alla Bank
of Palestine in al-Nasser Street, a nord di Gaza City.
Il missile ha
distrutto completamente l’edificio, seppellendo i suoi residenti: come
risultato, nove membri della famiglia (tra cui 4 donne e 4 bambini) sono stati
uccisi. Le vittime identificate sono:
- Suhaila Mahmoud
al-Dalu, 73 anni
- Tahani Hassan
al-Dalu, 52 anni
- Mohammed Jamal
Mahmoud al-Dalu, 29 anni
- Samah Abdul
Hamid al-Dalu, 27 anni
- Raneen Jamal
al-Dalu, 22 anni
- Sarah Mohammed
Jamal al-Dalu, 7 anni
- Jamal Mohammed
Jamal al-Dalu, 6 anni
- Yousef Mohammed
Jamal al-Dalu, 4 anni
- Ibrahim Mohammed
Jamal al-Dalu, 1 anno
Fino al pomeriggio di ieri, le squadre di soccorso stavano
ancora cercando il corpo dell’ultimo componente della famiglia ancora mancante,
la 17enne Yara Jamal Mahmoud al-Dalu.
Come risultato ulteriore del bestiale crimine israeliano,
numerose case vicine all’edificio distrutto sono state gravemente danneggiate,
e altri due civili palestinesi sono stati uccisi: si tratta della 75enne Ameena
Matar al-Muzannar e del 19enne Abdullah Mohammed al-Muzannar.
Qui di seguito vi è un estratto del reportage di Fabio
Scuto che, su Repubblica, riporta l’accaduto e racconta la drammaticità della
vita a Gaza in queste ore; si tratta di un reportage onesto, salvo il fatto che
si da spazio – come accade per la quasi totalità dei media peraltro – alla tesi
spacciata dalla propaganda israeliana per cui la colpa della strage di civili
in atto nella Striscia di Gaza sarebbe da addossare quasi in toto ai miliziani
palestinesi, che nascondono le rampe di lancio di razzi e missili all’interno
delle zone abitate.
Si tratta, come sempre, di una colossale menzogna, in
quanto i raid israeliani prendono di mira costantemente edifici pubblici che
non costituiscono obiettivi militari, o addirittura le case (vere o presunte)
degli alti esponenti di Hamas e delle altre organizzazioni palestinesi.
Nel caso del massacro della famiglia al-Dalu, probabilmente
il raid intendeva colpire la casa di un membro delle Brigate al-Qassam, e
dunque si sarebbe trattato di un clamoroso errore. Un errore costato la vita a
11 persone innocenti.
Ma, errore o meno, colpire un edificio di civile abitazione
è sempre e comunque un chiaro crimine di guerra ed una palese violazione del
diritto umanitario. Violazione che nessuno in Occidente ha voglia di addebitare
in alcun modo allo stato-canaglia israeliano e agli assassini che lo guidano.
E i morti nella
Striscia di Gaza, ormai, ammontano a 111, più di mille i feriti.
La Repubblica: Un’intera famiglia cancellata dal blitz.
20.11.2012
Jamal, il patriarca
della famiglia Al Dalou, con il volto gonfio di pianto abbraccia i parenti e i
vicini di casa che sono venuti a porgergli le condoglianze per il lutto che lo
ha colpito. E’ rimasto solo.
La sua famiglia – la
moglie, il figlio, la nuora, la sorella e cinque nipoti – sono morti nel crollo
della palazzina centrata da un missile domenica scorsa nel quartiere Nasser. In
silenzio, stanno seduti su delle sedie di plastica bianca prestate da un
vicino; a pochi metri di distanza un bulldozer sta scavando fra le rovine. Al
tragico appello manca ancora Yara, l’altra figlia.
Poi in un clima di
grande commozione, una piccola folla sfida i droni armati di missili e i caccia
F-16, che come calabroni volano incessantemente, e per le strade deserte di
Gaza City lo accompagna nel cimitero di Sheikh Radwan. Vengono sepolti anche i
due vicini di casa uccisi dall’esplosione.
Secondo l’esercito
israeliano nella palazzina, centrata da un missile ad alto potenziale, abitava
un certo Yiahia Abayah, identificato come un leader del movimento armato della
Jihad islamica. Ma ora nessuno degli abitanti sulla strada della famiglia Al
Dalou dice d’avere mai sentito questo nome…
Forse la tragedia della
famiglia Al Dalou potrebbe spingere i Paesi arabi, quelli europei, ma soprattutto
gli Stati Uniti, a premere su Israele per fermare gli attacchi aerei.
La campagna aerea, le
eliminazioni mirate, la distruzione di “arsenali” e commissariati di polizia è
proseguita anche ieri – 23 le vittime della giornata, che portano i morti
palestinesi a oltre 100 – ma una indicazione che le cose a Gaza per Israele non
stanno andando come previsto è l’aumento costante del numero di vittime tra i
civili palestinesi.
Anche prima della
strage della famiglia Al Dalou, i resoconti delle vittime tra i bambini, le
donne e gli anziani si sono moltiplicati, mentre il danno causato ai militanti
di Hamas o di altre organizzazioni è stato relativamente limitato…
… Nella Striscia la
morte è in agguato ovunque: negli edifici governativi come nelle basi delle
milizie; nello stadio di calcio come nel Media Center Al Shuruq; nei campi
agricoli vicini al confine… Chi esce per strada rischia la vita come chi sta in
casa. In giro si avventura soltanto chi non può farne a meno: giornalisti,
medici, tecnici della luce o del telefono.
L’attività commerciale
è paralizzata. Nel centro di Gaza restano aperte le panetterie e qualche
ristorante per i rari passanti. Il ministero dell’Economia del governo di Hamas
assicura che ai negozi sono stati distribuiti generi di prima necessità. Ma le
corsie dei supermercati, che aprono 1-2 ore, sono deserte e gli scaffali
semivuoti.
“Non avvicinatevi ai
santuari di Hamas”, ha intimato Israele agli abitanti della Striscia, dopo
essersi inserito nelle frequenze della radio e della tv di Hamas. Non è così
semplice visto che, al tempo stesso, Israele sostiene che i miliziani di Hamas,
le loro installazioni e i loro arsenali, sono nascosti anche nelle scuole,
nelle moschee, fra gli impianti sportivi, nel Media Center.
Ieri quel che restava
del grattacielo Al-Shuruq nel quartiere di Rimal – che ospitava fra gli altri
gli uffici di Sky News, Al Arabiya, Russia Today , la Press Tv iraniana, ma
anche due tv vicine ad Hamas – è stato distrutto da un secondo attacco nel
quale è morto un leader della Jihad islamica con tre miliziani, ma anche due
civili.
Chi vive nelle zone più
vicine al territorio israeliano cerca rifugi provvisori: ieri l’UNRWA – che assiste
800mila palestinesi privi di mezzi di sostentamento – ha aperto alcune delle
scuole che gestisce, chiuse per motivi di sicurezza, per ospitare i nuovi
sfollati. La sera a Gaza non c’è una luce accesa per la strada; la paura
cresce, nell’angoscia che la “campagna di terra” promessa da Netanyahu sia
imminente.