24 giugno 2011

Ripulire la città di Milano

Dalla newsletter di Ism-Italia.

Finisce giovedì 23 giugno “l'occupazione israeliana” di piazza del Duomo di Milano. Diamo loro il tempo di sgomberare, dopo il flop dell'iniziativa, e da sabato 25 giugno occupiamo noi piazza del Duomo.

Che sia stato un flop non ci sono dubbi. Dopo aver scritto, il pier luigi battista e altri, che noi antagonisti avremmo messo a ferro e fuoco la città, dopo aver costruito intorno ai box di israele che non ti aspetti un muro di transenne, di poliziotti, di agenti in borghese e di agenti del mossad, dopo aver riempito i tetti di cecchini israeliani, pochi, pochissimi milanesi, salvo gli addetti ai lavori, hanno osato sfidare israele che molti/e si aspettano.

Non prendiamo in alcuna considerazione le promesse del Pisapia di finanziare a settembre una iniziativa a favore della Palestina. Con gli “equidistanti”, gli “equivicini” e i sostenitori della soluzione ipersionista dei “due popoli – due stati” non vogliamo avere nulla a che fare. Con chi ha stretto la mano dei criminali di guerra israeliani, nessun compromesso, nessuna petizione, nessuna lettera, nessun inutile incontro.

Occupiamo piazza del Duomo a Milano da sabato 25 giugno in poi.

Per uno Stato unico, laico e democratico, nella Palestina storica.

Sabato con una mostra dei mostri.

Sabato con la performance: Ripulire la città di Milano.

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10 giugno 2011

Anche la Fiom si schiera contro "Israele che non ti aspetti"

Anche la Fiom/Cgil prende ufficialmente posizione contro "Israele che non ti aspetti", la kermesse dedicata allo stato ebraico che avrò luogo a Milano tra il 12 e il 23 giugno prossimi.

Sulla base dell'assunto, del tutto condivisibile, che non esistono diversi Israele, bensì uno soltanto, la cui prosperità e la cui fortuna si basano in buona parte sullo sfruttamento e la spoliazione delle risorse del popolo palestinese.

Scienza e ricerca, si legge, non sono neutre, ma sono strettamente connesse all'occupazione e al regime di apartheid con cui Israele mantiene la sua ferrea stretta sui territori occupati. Le risorse idriche vengono sfruttate dallo stato ebraico a danno delle popolazioni native, cui viene destinata una quantità assolutamente minima delle stesse. Persino il turismo, ad esempio nella zona del Mar Morto, si basa sull'esclusione e sulla privazione degli accessi al popolo palestinese.

Tenere una imponente manifestazione come quella di Milano non significa altro che fornire ulteriore legittimazione ad uno Stato che fa della violazione del diritto internazionale e dei diritti umani la sua pratica quotidiana.

E - a giudizio di chi scrive - non è possibile "fare affari" con chi ha le mani sporche del sangue di civili inermi ed innocenti. Ma qualcuno, anche a sinistra, talvolta lo dimentica...

KERMESSE DI MILANO -ISRAELE, OVVERO L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA
Commento di Alessandra Mecozzi*, Roberto Giudici**

«Israele che non ti aspetti» è il titolo scelto per una kermesse (dal 12 al 23 giugno) di eventi espositivi, promossi dall'Ambasciata di Israele con la Regione Lombardia e l'ex giunta Moratti.

Per alcuni giorni il centro di Milano verrà «occupato» dall'esibizione di tecnologie sofisticate nei settori della sicurezza e degli armamenti, del trattamento delle acque, della sanità e dell'informatica. Nella stessa occasione un vertice di uomini d'affari italiani e israeliani discuterà di cooperazione economica tra i due paesi.

«Fare affari», è l'invito dell'ambasciata di Israele, accolto dalla partecipazione imprenditoriale e istituzionale italiana. Il titolo indica la consapevolezza che a Israele si pensa come ad a un paese super militarizzato, in guerra - che è un dato di fatto - cercando di attrarre l'attenzione su un'altra faccia.

Ma queste presunte due facce, sono in realtà una sola: quella dell'insostenibile politica israeliana coloniale e di occupazione. Una politica che andrebbe sanzionata, non alimentata!

Scienza e ricerca non sono mai neutre. La ricerca scientifica è strettamente legata a quella militare e della sicurezza. Viene quotidianamente «testata» dal governo di Israele su migliaia di palestinesi, la cui vita è resa impossibile dal sistema dell'occupazione militare ed economica. Centinaia di check points tecnologico/militari impediscono il movimento della popolazione, come lo sviluppo economico; l'impenetrabile «barriera di difesa» o «muro dell'apartheid» protetto da un sistema sofisticatissimo di sensori e comandi hi- tech, ha confiscato terre e pozzi, demolito case, distrutto terreni agricoli, posti di lavoro, separato famiglie e comunità; ha «spostato» confini internazionalmente riconosciuti. Il muro è una «violazione del diritto internazionale», ha avvisato la Corte di giustizia dell'Aja (9 luglio 2004).

Gran parte dell'acqua virtuosamente trattata dall'ingegneria israeliana proviene da espropriazioni e spoliazione dei territori, a danno di villaggi, di città e dell'economia palestinesi. Viene esaltato un sistema sanitario all'avanguardia nella cura dei propri cittadini, mentre a Gaza si negano cure basilari ad una cittadinanza sotto un assedio di anni, condannato dalle agenzie sanitarie mondiali.

Persino le immagini simbolo del turismo sul mar Morto e la città entro le mura di Gerusalemme, parlano di territori occupati secondo le Risoluzioni Onu. Sostenere economicamente la politica del Governo israeliano, significa sostenere la sua illegale e crudele occupazione e colonizzazione dei territori palestinesi, la sua violenza contro chi rivendica i propri diritti, legalmente sanciti.

La kermesse a Milano è una scelta di parte, di pieno appoggio alla politica del governo di Israele. Ed è un grave errore, che pregiudica la possibilità che il nostro paese giochi un ruolo attivo per la risoluzione del conflitto, tanto più necessaria quando dal mondo arabo arrivano segnali per un avanzamento democratico di tutta la regione.

La Fiom, impegnata con le società civili palestinese e israeliana per una pace giusta e durevole in Medio Oriente, ritiene che neppure il business e la cooperazione possano prescindere dalla difesa del diritto internazionale, dell'autodeterminazione e della sicurezza per le popolazioni. Respingiamo le tristi e ormai patetiche accuse di antisemitismo contro ogni voce critica che condanni l'occupazione di territori e popolazioni. Chi rivendica rapporti privilegiati di Israele con l'Europa, non può sorprendersi per l'attenzione ad una politica che, sempre più diffusamente a livello internazionale, viene chiesto di sanzionare.

*responsabile internazionale Fiom-Cgil

**responsabile org. Fiom-Cgil Milano

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8 giugno 2011

Firma contro "l'Israele che non esiste"

Alla fine pare che “Israele che non ti aspetti” – la rassegna dedicata allo stato ebraico in programma a Milano dal 13 al 20 giugno – avrà luogo comunque a Piazza Duomo, nonostante le terribili “minacce” piovute dagli ambienti dell’attivismo filo palestinese.

E meno male, perché sarebbe stato davvero ridicolo e pretestuoso spacciare per “pesanti minacce” (come ha fatto il presidente della comunità ebraica milanese, Roberto Jarach) la semplice mobilitazione politica e la pubblicazione di una petizione on line volte a boicottare la manifestazione e a denunciarne il carattere propagandistico, che mira a presentare un “Israele che non esiste” celando quello vero, che ha i caratteri tristemente noti dell’oppressione, del razzismo, della violenza, dell’assassinio.

Ancora una volta si cerca di spacciare la semplice denuncia e la contestazione pacifica con l’antisemitismo violento e gratuito, e non è un caso che sia stato per primo l’israeliano Yedioth Ahronoth, nella sua edizione on line, a denunciare il pericoloso atteggiamento assunto da non meglio identificati gruppi filo palestinesi e i loro bellicosi propositi di “incendiare la città”.

“Israele che non ti aspetti” è una kermesse sulla tecnologia e sul turismo israeliani volta a “promuovere scambi scientifici e culturali tra Tel Aviv e Milano”, per raccontare che esiste anche “un Israele diverso da quello di stato interessato ad un conflitto”. Fra gli eventi programmati il solito incontro con il pacifinto scrittore David Grossman e il solito concerto della pacifinta cantante Noa, quella per intenderci che scriveva ai Palestinesi di Gaza di pazientare e di soffrire un pochettino, giusto il tempo che l’esercito israeliano estirpasse il “cancro” di Hamas (e, con esso, centinaia di vite civili inermi e innocenti…).

Ora, a parte il fatto che i rapporti tra Italia e Israele si intrecciano soprattutto intorno al business delle armi e della sicurezza, non esiste un Israele della tecnologia e della “cultura” disgiunto da quello che purtroppo conosciamo dalle cronache quotidiane della Palestina, come se si trattasse di due paesi diversi. E l’Israele che ci raccontano queste cronache è quello che ha trucidato oltre un migliaio di civili inermi e innocenti durante “Piombo Fuso”, quello che ha ucciso 23 manifestanti palestinesi sulle alture del Golan (tra i quali una donna e un bambino), quello che si prepara ad approvare proprio in questi giorni 4.100 nuovi appartamenti nella Gerusalemme est occupata, quello che minaccia di usare la forza contro la Freedom Flotilla 2 in procinto di partire per Gaza, prefigurando lo scenario di un nuovo massacro di attivisti come quello perpetrato a bordo della Mavi Marmara.

Per questo non è accettabile che Milano diventi la passerella di un’operazione di cosmesi e di propaganda, e non è tollerabile che l’Italia legittimi e si renda complice di uno stato razzista e colonialista che viola ogni sorta di norme e convenzioni di diritto internazionale e depriva i Palestinesi dei loro diritti umani fondamentali.

Per questo è importante la massiccia partecipazione alle iniziative messe in campo dal Forum Palestina, dall’ISM e dalle altre organizzazioni, che culmineranno nella manifestazione nazionale del prossimo 18 giugno, con partenza da Largo Cairoli alle ore 15:00 (vi sono anche dei pullman che partono da Roma per partecipare all’evento).
Così come è importante firmare la petizione on line contro l’occupazione israeliana di Milano (il titolo è naturalmente ironico, forse qualcuno non l’ha colto…). Petizione che qui di seguito riporto e in cui chi, come me, è dalla parte del popolo palestinese, non può non riconoscersi.

PETIZIONE CONTRO LA KERMESSE DI ISRAELE A MILANO

A: La Regione Lombardia, la Provincia e il Comune di Milano

Siamo dalla parte dei palestinesi.

A chi rifiuta la guerra, sempre e comunque. A chi non accetta che nel 2011 ancora sopravvivano regimi di apartheid. A chi pensa che ogni persona ed ogni popolo abbia il diritto di autodeterminarsi, senza dover sottostare alla volontà e ai permessi (cinicamente poi sempre negati) di un altro governo. A chi rifiuta ogni tipo di razzismo e discriminazione. A chi non può accettare che ancora vengano costruiti muri per separare, ghettizzare e umiliare altri esseri umani. A chi pensa che la terra sia di chi la abita, e che tutte/i abbiano il diritto di determinare e scegliere sui propri territori. A chi pensa che a nessuno possa essere negato il diritto di muoversi, di spostarsi ma anche, poi, di tornare a casa. A tutte e tutti voi, chiediamo di aderire a questo appello, di condividerlo con altre/i.

Dal 12 al 23 giugno a Milano, in piazza Duomo, si terrà “Israele che non ti aspetti”, una kermesse sulla tecnologia e sul turismo israeliani promossa dalle stesse autorità di Tel Aviv in collaborazione con gli enti locali lombardi, per raccontare “un Israele diverso da quello di Stato interessato da un conflitto”. Un tendone di 900 metri quadri, per un costo annunciato che si aggira intorno ai 2,5 milioni di euro (non è chiaro chi paghi), che vorrebbe cancellare la memoria della pulizia etnica che ha dato origine alla nascita dello stato di Israele e che perdura tuttora: la cacciata violenta degli abitanti della Palestina nel 1948-49, l’espropriazione della loro terra, la soppressione dei loro diritti civili e dei più fondamentali diritti umani, la negazione del diritto dei profughi palestinesi al ritorno nella propria terra.

Uno Stato che legittima l’apartheid come prassi quotidiana, nascondendola sotto la parola “sicurezza” (tanto cara anche ai nostri governi), che costruisce un muro alto più di otto metri che impedisce ai palestinesi di accedere ai propri campi, alle scuole e agli ospedali, espropriando altra terra, case, fonti di vita. Un muro che - in aperta violazione di sentenze e accordi internazionali - annette, sempre in nome del Santo Diritto alla Difesa, insediamenti illegali, che neanche dovrebbero esistere.

Uno Stato che dalle alture siriane del Golan - occupate illegalmente dal 1967 - si appropria di 450 milioni di metri cubi di acqua all’anno, lasciandone solo 22 ai palestinesi, quando invece le risorse andrebbero divise equamente: ecco svelata la grande tecnologia idrica israeliana.

Uno Stato che nega al popolo palestinese la possibilità di muoversi (costruendo check point lungo il suo perimetro e dentro il territorio altrui) ed il diritto al ritorno per tutti coloro che sono stati costretti a lasciare le loro terre durante le guerre e l’occupazione.

Uno Stato che viene definito “unico stato democratico del Medio Oriente”, ma che nei suoi 63 anni di storia ha continuamente alternato guerra ad alta e a bassa intensità, senza costruire mai, realmente, un'ipotesi di pace e non riconoscendo uguali diritti ai suoi cittadini.

Uno Stato che tra il 27 dicembre del 2008 e il 18 gennaio 2009 ha bombardato la Striscia di Gaza portando in soli 24 giorni alla morte di oltre 1.500 persone, utilizzando armi illegali secondo la Convenzione di Ginevra, come le cluster bombs ed il fosforo bianco.

Uno Stato che dal 2006 condanna gli abitanti della Striscia di Gaza ad un assedio e ad un embargo totali e permanenti, impedendo l’ingresso di materiali da costruzione come di altri moltissimi beni, anche di prima necessità.

Uno Stato che, attraverso una campagna mediatica scaltra e feroce, vorrebbe farsi scudo di uno dei maggiori scempi compiuti dall’umanità, l’olocausto nazifascista, per continuare impunemente a non rispondere dei suoi sistematici attacchi alla vita quotidiana del popolo palestinese e dei suoi progettati e sistematici atti di guerra e di distruzione della storia del popolo palestinese.

Per questo non tolleriamo che Milano diventi la passerella per un’operazione di propaganda tanto vergognosa quanto ipocrita!

Più di 70 risoluzioni delle Nazioni Unite in difesa dei Palestinesi, di condanna delle politiche di Israele sono state ignorate: Israele le ha tutte disattese, con l’appoggio determinante degli USA, l’inettitudine colpevole dell’Unione Europea e di tutti gli stati europei. In particolare l’Italia si è resa complice sottoscrivendo numerosi accordi di cooperazione economica, militare e scientifica con Israele.

Noi italiani ci vergogniamo del marcato servilismo dei nostri governi nei riguardi di Israele e chiediamo a chi governa la Regione Lombardia, la Provincia e il Comune di Milano di cancellare un evento che lede l’immagine di una Milano medaglia d’oro alla Resistenza, che rifiuta ogni tipo di razzismo e discriminazione.

E invitiamo tutte e tutti a partecipare alle iniziative che metteremo in campo durante quei dieci giorni, per dire NO alla guerra e a ogni regime oppressivo in qualsiasi forma si manifestino - che siano ad opera di “governi amici” o “pericolosi dittatori”- e ad ogni forma di razzismo o violazione dei diritti umani.

Comitato “No all’occupazione israeliana di Milano”

“RESTIAMO UMANI”

I firmatari

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