20 ottobre 2011

I 164 minori palestinesi prigionieri nelle carceri israeliane devono essere immediatamente rilasciati

Quella che segue è la dichiarazione ufficiale dell'eurodeputato laburista di Dublino Proinsias De Rossa, ove si chiede l'immediata scarcerazione dei minori palestinesi ancora vergognosamente detenuti, e torturati, in carceri situate all'interno di Israele.

Martedì, 17 ottobre 2011. L'europarlamentare laburista irlandese Proinsias De Rossa, Presidente della Delegazione per la Palestina del Parlamento Europeo (DPLC), ha ribadito il suo appello per il rilascio di tutti i prigionieri palestinesi minorenni detenuti nelle carceri israeliane. Secondo le statistiche dell'amministrazione carceraria israeliana vi sono attualmente 164 ragazzi detenuti di età compresa tra i 12 e i 17 anni, trentacinque dei quali hanno meno di 15 anni. Settantasei di questi ragazzi stanno scontando una condanna e i rimanenti 88 sono detenuti in regime di carcerazione preventiva. I giovani sono accusati per lo più di lancio di pietre.

Il potenziale positivo dello scambio di prigionieri attualmente in corso potrebbe essere notevolmente aumentato qualora questi giovani venissero rilasciati senza condizioni. Per Israele questo costituirebbe non solo un ritorno al rispetto del diritto internazionale ma anche un generoso gesto umanitario che rafforzerebbe la sua reputazione a livello mondiale e nella regione.

Ogni anno circa 700 minori palestinesi della Cisgiordania vengono processati nei tribunali militari israeliani a seguito di un arresto da parte dell'esercito israeliano. Si stima che dal 2000 oltre 7.500 ragazzi palestinesi siano stati arrestati e processati. Inoltre esistono rapporti credibili su maltrattamenti durante l'arresto e la detenzione preventiva ( http://www.dci-palestine.org/content/child-detention).

Detenere i minori, processarli davanti a tribunali militari e maltrattarli è nettamente in contrasto con la Convenzione di Ginevra sul trattamento dei minori da parte di una potenza occupante.

Chiedo agli Stati membri dell'Unione europea e all'Alto Rappresentante della Ue Sig.ra Cathy Ashton di sollevare la questione con le autorità israeliane nel contesto dei contatti in corso per cercare di far ripartire i negoziati sullo status definitivo e invio in copia questo appello al Primo Ministro Netanyahu tramite l'ambasciatore israeliano presso la Ue a Bruxelles.

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18 ottobre 2011

Appello dell'Unicef per la liberazione dei minori palestinesi detenuti in Israele



Nei giorni in cui si viene a concretizzare la prima fase dello scambio di prigionieri tra Hamas ed Israele, che prevede la liberazione di Gilad Shalit e di 1.027 Palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, molti notano con rammarico come – quanto meno in questa prima fase – non sia previsto il rilascio di alcuno degli oltre 160 ragazzini palestinesi attualmente detenuti in Israele.

Sono esattamente 164, infatti, i Palestinesi minori di 18 anni rapiti (loro sì, altro che Shalit…) nel cuore della notte dai loro letti e dalle loro case e buttati a languire dentro le carceri israeliane, in violazione di svariate norme e convenzioni internazionali.

E ben 35 di loro hanno un’età compresa tra i 12 e i 15 anni

Gerusalemme, 17 ottobre 2011. Oggi l’Unicef, a seguito dell’annuncio del rilascio di prigionieri palestinesi come parte di un accordo per uno scambio di prigionieri, ha lanciato un appello al governo israeliano affinché liberi tutti i giovani palestinesi attualmente in stato di detenzione militare da parte di Israele.

Alla data del 1° ottobre, erano 164 i Palestinesi di età inferiore a 18 anni detenuti dalle autorità israeliane, la maggior parte dei quali con l’accusa di aver lanciato pietre. Non è chiaro se la lista dei 1.027 prigionieri palestinesi che verranno rilasciati in due fasi includa dei minori.

“L’Unicef chiede al governo israeliano di rilasciare i giovani palestinesi detenuti in modo che possano riunirsi alle loro famiglie”, ha dichiarato Jean Gough, Rappresentante Speciale dell’Unicef nei Territori palestinesi occupati. “Come stabilito dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo, la detenzione dei minori dovrebbe essere utilizzata solo come misura di ultima istanza e per l’appropriato periodo di tempo più breve”.

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15 giugno 2011

L'Israele che (non) ti aspetti, dove si arrestano e si torturano i ragazzini

In questi giorni, durante la sua visita in Italia, il premier israeliano Netanyahu ha avuto modo di partecipare – ospite del sindaco di Roma Alemanno – ad una cerimonia tenutasi al Campidoglio in onore del caporale Gilad Shalit, il soldato israeliano catturato da Hamas il 25 giugno di cinque anni fa.

Nella conferenza stampa congiunta al termine del successivo incontro con Berlusconi, Netanyahu anche per questo ha pronunciato parole di elogio per l’Italia, affermando che se molti altri Paesi seguissero l’esempio italiano, Hamas sarebbe costretta dalle pressioni internazionali a liberare il soldato.

Il meritorio sforzo dell’Italia per la liberazione di Shalit – un soldato delle truppe di occupazione israeliane catturato durante un’operazione militare – appare tuttavia sospetto ed unilaterale laddove si consideri che non altrettanto impegno viene profuso per chiedere a Israele la liberazione degli oltre 5.380 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane (di cui ben 219 in regime di detenzione amministrativa).

Nè risulta che Berlusconi o il ridanciano ministro Frattini o alcun altro politico italiano abbia chiesto a Israele la liberazione dei 220 ragazzini palestinesi incarcerati in Israele, 37 dei quali di età compresa tra i 12 e i 15 anni.

Eppure, altrove, politici di ogni schieramento – indignati e preoccupati - non esitano a denunciare con forza il disumano trattamento riservato dalle autorità israeliane ai minori palestinesi arrestati nei Territori occupati.

Il 4 maggio di quest’anno, il parlamentare inglese del Labour Party Alf Dubs – a seguito di una visita in Cisgiordania nel mese di aprile - ha sollevato davanti alla Camera dei Lord il problema dei minori palestinesi detenuti: Nell’ambito della visita sono andato a vedere i tribunali militari israeliani a Ofer … Abbiamo visto un (ragazzino) di 14 anni e uno di 15, uno di essi in lacrime, entrambi assolutamente disorientati. Quello che più di tutto mi ha scioccato è stato vedere che questi giovani – dei ragazzini – avevano catene o manette alle caviglie mentre erano seduti in tribunale. Quando sono stati condotti davanti alla corte erano anche ammanettati …

Proseguendo poi: Non credo che questo processo di umiliazione rappresenti giustizia. Credo che il modo in cui questi giovani vengono trattati sia di per sé un ostacolo al raggiungimento da parte di Israele di una relazione pacifica con il popolo palestinese. Penso che gli Israeliani dovrebbero applicare standard adeguati di diritti umani al modo in cui li trattano.

La lettera che segue, invece, è stata indirizzata all’Alto rappresentante della Ue per gli affari esteri Catherine Ashton dall’eurodeputato inglese dei Verdi Keith Taylor, e rappresenta un vibrante e sdegnato atto d’accusa contro le inaudite violazioni dei diritti umani poste in essere da Israele.

Gentile Commissario Ashton, Le scrivo per esprimere la mia grave preoccupazione per la detenzione di bambini palestinesi da parte delle autorità israeliane. Mi compiaccio del fatto che attualmente non vi siano bambini in detenzione amministrativa. Tuttavia, un recente rapporto di Defence for Children International, una organizzazione non-governativa indipendente che opera per promuovere e tutelare i diritti dei bambini, ha rivelato l’inaccettabile situazione secondo cui attualmente 220 bambini palestinesi vengono mantenuti in detenzione ordinaria dal sistema giudiziario militare israeliano.

Il rapporto, basato su 40 dichiarazioni giurate ottenute da bambini palestinesi incarcerati dal sistema giudiziario militare tra il luglio e il dicembre 2010, è stato presentato alle Nazioni Unite a gennaio ed è stato aggiornato di recente. Esso conclude che i maltrattamenti, al pari delle torture, ai danni dei bambini palestinesi sono molto diffusi, sistematici e istituzionalizzati.

Le principali risultanze del rapporto includono:
- il 27% dei bambini detenuti è costretto a firmare confessioni scritte in ebraico;
- il 58% dei bambini detenuti viene trasferito in carceri situate all’interno di Israele, in violazione dell’art.76 della IV Convenzione di Ginevra;
- il 43% dei bambini detenuti non viene adeguatamente separato dai detenuti adulti;
- il 55% dei bambini detenuti lamenta l’inadeguatezza del cibo, dell’acqua e/o della struttura.

Un nuovo rapporto del Britain Palestine All Party Parliamentary Group (BPAPPG) ha anch’esso evidenziato la diffusa detenzione di bambini palestinesi da parte dello Stato israeliano.

La esorto a richiedere una azione immediata da parte di Israele per porre rimedio a questa situazione. Come misura minima di salvaguardia, ogni interrogatorio di un minore dovrebbe essere registrato in audio e video e dovrebbe essere permesso ai genitori di accompagnare i propri figli durante l’interrogatorio, trattandosi di un diritto riconosciuto nella maggior parte dei casi ai minori israeliani. Israele deve anche assicurare che a tutti i bambini, una volta in arresto, venga fornito l’accesso immediato ad un avvocato o a un membro della famiglia. La invito inoltre a sostenere la creazione di una commissione di inchiesta indipendente per indagare sul trattamento dei bambini nel sistema giudiziario militare israeliano. Come sarà d’accordo, sussistono serie preoccupazioni di carattere legale riguardanti i processi nei confronti di civili (particolarmente di bambini) all’interno dei tribunali militari, a cui Israele si è dedicato per oltre 43 anni.

La esorto anche a ricordare a Israele i suoi obblighi internazionali e, in particolare, quello al pieno rispetto della Convenzione ONU contro la Tortura e Altri Trattamenti Crudeli, Disumani o Degradanti e della Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo (1989) (CRC), ratificata da Israele nel 1991, che riconosce espressamente la particolare vulnerabilità dei bambini, prevedendo che la detenzione debba costituire una misura di ultima istanza (articolo 37, lett. c) Gli Stati dovrebbero anche adottare misure in ogni momento appropriate per evitare ai bambini i procedimenti giudiziari (articolo 40, 3) Tali argomenti sono tanto più convincenti in relazione a procedimenti davanti a un tribunale militare, dove esistono minori garanzie di un giusto processo, e dove gli standard di giustizia minorile appaiono quasi inesistenti.

In conclusione, Israele deve classificare tutti i minori di 18 anni come fanciulli, e deve porre fine al duplice sistema giudiziario che discrimina apertamente i minori palestinesi. Questa situazione è semplicemente inaccettabile e insostenibile.

Attendo con ansia di ascoltarla al più presto su questa terribile situazione.

E' vero, gli standard di giustizia applicati ai minori palestinesi sono pressocché inesistenti, ed è insostenibile e immorale che 220 ragazzini siano detenuti nelle carceri di Israele in condizioni penose.

E noi, che facciamo? Ci apprestiamo a ospitare con tutti gli onori una rassegna dedicata a questo Stato-canaglia barbaro e disumano, e a firmare con esso nuovi accordi di collaborazione scientifica ed economica. Davvero, è una vergogna.

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